Giorno 149

Sono tornata ieri, ma ieri è stata la giornata della stanchezza emotiva e della febbre del Correttore tapino e meschino. Quindi mi spiace per voi ma vi ho brutalmente snobbati.

D’altra parte vi avrei snobbati anche senza febbre, con lo spoglio delle elezioni regionali in corso. Però, vi dirò, nonostante tutto a me il mio voto è piaciuto, lo rifarei domani, dopodomani, e il giorno dopo ancora. È bello votare, quando sai che cazzo stai facendo. Pure se ti arrivano le tranvate.  Non so mica che cazzo avevo nella testa l’anno che non ci sono andata.

E insomma, ieri no, e oggi neppure, in realtà, ma ho pensato di avvertirvi che sono ancora viva, sono qui e lotto, non insieme a voi ma per i cazzi miei, però sono sempre qui.

Tanto per cambiare ieri ho saltato un altro colloquio perché ero in treno, comincio a pensare che dovrei continuare a mandare i curricula mentre sono a Milano e poi tornare di corsa a Roma, mi chiamano sempre quando sono lì…

Però sarebbe un po’ dispendioso. Forse continuo a mandarli da Roma. Prima o poi mi chiameranno mentre sono in loco, o no?

Va bene, vado a continuare un altro salsicciotto, ché qui alla faccia di tutto e tutti sto continuando a lavorare a maglia e a fare salsicciotti.

State bene e non vi deprimete troppo.

 

Giorno 142

Oggi sono uscita di casa.

Sono sopravvissuta, eh. Quindi da domani qui si chiude per trasferta elettorale. Andiamo a prendere a calci in culo Formigoni e si spera Maroni.

Se volete sapere per chi voto, tenete presente che due anni fa ero nella Piazza Rossa di Milano a festeggiare Pisapia.

State bene, andate a votare e soprattutto prendete a calci Formigoni e Maroni anche voi, quando vi capitano davanti.

Giorno 141

Forse riesco a uscire di casa, domani, eh. Forse. incrociate qualcosa.

Ché se sto ancora a casa con tosse e raffreddore e febbriciattola finisce che mi invento pure io qualche piano fantastico tipo costruzione della Morte Nera da mandare al Governo americano. Stare a casa è già una palla da disoccupati. Figuriamoci da disoccupati malati.

Che poi, quando invece stai lavorando, non vedi l’ora di ammalarti, perché quando ti ammali puoi riposarti. Anche solo dall’andare e tornare dal lavoro. Sta cosa non ha tanto senso.

Comunque domani ci si prova, basta coi lit- blog, basta con le rotture di palle, l’unica cosa che voglio vedere di nuovo è l’editing. Mi sono data a open office, oggi. Insomma, alla fine ne sono venuta a capo. Non lo so, se mi piace. Però andremo avanti lo stesso con quello, che devo fare?

Come sempre niente lavoro, ma non è molto intelligente cercare con ansia mentre so che sto per partire per 5 giorni. O no? Poi succede come a natale che mi chiamano per un colloquio urgente  a Roma e io torno il martedì. E ciao lavoro.

Non che ci siano i lavori dei miei sogni in giro, eh.

Ora mi sa che sono stanchina. Vado a dormire. Non passate sull’altro blog che c’è della robaccia. Lo dico per voi.

State bene.

Giorno 140

E così questo fine settimana influenzato  è andato.

Ci eravamo lasciati con le promesse di parlare di certa gente che cazzoneggia col culo dei lettori,  e così facciamo, ma è l’ultimo giorno. Da domani di torna a parlare della gente che cazzoneggia col culo dei disoccupati.

Vi pregherei, se vi scappassero commenti, di lasciarli di là, così non mi trovo le truppe cammellate a rompere qui e non mi tocca lasciarle in moderazione. Grazie.

Nel frattempo è iniziata una nuova settimana, e se non abbiamo ancora un lavoro di quelli pagati in compenso siamo impegnati con l’editing del romanzo e con il vivin C. Però quello della coop, che costa meno. Noi disoccupati non compriamo i farmaci di marca.

Speriamo di guarire o di non essere troppo molesti per giovedì, che devo andare a Milano a votare. Mi ci manca solo di non poter prendere il treno causa microbi. A costo di infettare l’intero vagone, IO A VOTARE PER AMBROSOLI CI VADO, CAZZO.

Ditelo ai grillini e ai leghisti che stan facendo macumbe.

Va bene, adesso basta. Ho da fare delle cose serie.

State bene.

Giorno137

Continua la febbriciattola. Poco male, non devo andare a lavorare e cazzeggio leggendo cazzoni on line. Cazzoni che cazzoneggiano col culo dei lettori inventandosi esperimenti, tanto per essere chiari. Mi sono fatta tutto uno studio nonché due palle per leggermi tutta la storia e trarne qualche considerazione.

Ma le considerazioni finiranno altrove.

Ora vado a dormire, che ho un discreto mal di testa e il moccio al naso. E la tosse. E la pioggia di rane, di cavallette, di meteoriti ancora no ma solo perché sono fuori mano…

Passate un buon fine settimana e state bene, almeno voi.

Giorno 136

Quindi stamattina sono stata al colloquio.

Non ero molto in vena, devo dire la verità. L’agenzia interinale sta più o meno in Culonia, rispetto a dove vivo io, e il percorso consiste nel cambio di due metro più un tratto a dorso di mu… Volevo dire, a piedi.

Tra l’altro Roma ha un brutto vizio, quando percorri una strada che non conosci. Ogni tanto le targhe delle vie stanno a metà percorso, così tu ti devi ricordare a memoria la mappa che hai visto prima di uscire e sperare di avere imbroccato la traversa giusta. La mia era giusta, per esempio. Ma Roma serve per mandarti in pappa il cervello, certe volte.

Per fortuna mi ricordavo la cartina e in realtà non tenevo così tanto al posto per cui sono stata contattata. Avevo l’animo ‘sticazzi necessario per sopravvivere da queste parti. O forse avevo esaurito la dose di nervosismo cercando di convincere un tizio sulla metropolitana che no, la mia mano attaccata all’apposito sostegno non era un buon posto dove sdraiare la sua pesante schiena.

Insomma sono arrivata all’agenzia, ho compilato il classico modulo delle agenzie (che dovrebbe pure essere inutile, adesso che ti fanno iscrivere on line). e ho sostenuto questo colloquio in cui ho rispiegato per l’ennesima volta da quando sono nata tutti i lavori del mio curriculum e i motivi per cui li ho lasciati. Magari ho dimenticato qualcosa per strada, ma comincia a volerci un contabile, per spiegare i motivi per cui ho lasciato tutti i lavori precedenti. Con tanti ringraziamenti alla flessibilità.

Comunque alla fine ho saputo la metà di quello che mi interessava: il contratto (metalmeccanici), l’orario (ma lo sapevo dall’annincio), la zona di lavoro, che conosco bene e so raggiungere con tutti i mezzi possibili.

Non ho saputo il livello, quando comincia e se il corso di formazione sarà o meno retribuito.

Però non sono uscita bestemmiando in turco dal colloquio, ed è già qualcosa.

Diciamo che fare telefonate non è la mia massima aspirazione, in questo momento, ma non è a cottimo, non è a provvigione, non è un sacco di cose, e soprattutto mantengo i requisiti per la disoccupazione.

Se chiamano qualcuno di più adatto non piangerò lacrime amare, ma se mi chiamano spero di avere il tempo per andare a cacciare Formigoni a pedate nel culo.

Ecco, il concetto di ‘imminente, ma non abbiamo ancora deciso quanto’ che è trasparito durante il colloquio non fa sperare molto bene.

Ma non c’è problema. Oggi ho quella febbriciattola che non mi puoi dire di no a perseguitarmi e vorrei evitare di farla salire.

Per il resto, mi sono dimenticata di rileggere le mie correzioni al primo capitolo del romanzo.

Quindi scusate se vi abbandono, ma ho da fare.

State bene.

Giorno 135

Domani vado a un colloquio in un’agenzia interinale, per un posto orendo che però prevede contratto in somministrazione per tre mesi, sei ore al giorno.

La cosa buffa è la signorina dell’agenzia. Mi telefona dopo aver ricevuto il curriculum e mi chiede le mie esperienze di lavoro. Scritte sul curriculum. Mi chiedo cosa gliel’ho mandato a fare, a un certo punto, ma pazienza, l’abitudine di chiedere la spiegazione di un curriculum è ormai una prassi consolidata delle signorine delle agenzie interinali.

Quindi mi congeda, dicendomi che si faranno risentire.

Tempo dieci minuti mi richiama. Mi chiede se sono sempre disponibile (in effetti è difficile che nei dieci minuti tra una telefonata e l’altra di un’agenzia interinale mi contatti Spielberg per scrivere il suo prossimo film, ma evito il sarcasmo perché la signorina non mi sembra una di quelle che l’hanno avuto in dotazione da piccole), rispondo e dopo avermi chiesto di inviare un curriculumi via mail, in formato DOC, vuole sapere se posso andare subito in agenzia.

Rispondo che non sono disponibile così immediatamente, semmai domattina. Insomma, ho preso un altro impegno, non è che se mi chiami alle tre io alle cinque arrivo di corsa, soprattutto se al telefono non mi hai dato gli elementi sufficienti per capire se voglio davvero andarci, a lavorare in quel posto (quanto mi paghi, per esempio, non è chiaro).

Alla fine ci vado domattina, alle dieci meno un quarto. Il meno un quarto è fondamentale. Oddio, prima arrivo meglio è, ma sta sulla linea B e la linea B la conosciamo un po’ tutti, qui a Roma.

E così domattina mi sveglio presto per sapere se vale la pena farsi tre mesi di un lavoro che di sicuro non sarà quello della mia vita ma avrà di buono la malattia e le ferie pagate. L’incertezza è sullo stipendio.

Oh, io ve lo dico. Ho sempre meno stima delle agenzie interinali e di chi ci lavora. Però tenetevelo per voi, che non è bello dirlo a voce alta.

A pare ciò. Ho corretto il primo paragrafo. Dopo me lo rivedo.

Poi ho letto il nuovo libro della Giulia. Che è bello, anzi, poi ci scrivo la recensione, ma nel frattempo, se vi interessano libri per adolescenti dove gli adolescenti non sembrino dei cerebrolesi, leggetelo.  La Giulia, di adolescenti, ne sa un sacco. Io la leggo quando devo documentarmi sugli adolescenti di oggi, per dire.

A sproposito di libri. Ho bisogno che leggiate un post e mi diciate che ne pensate. Non è solo sui libri, è sulla maleducazione della gente convinta che se sei in rete puoi fottertene delle Creative Commons.

Per oggi è tutto.

State bene.

Giorno 134

Oggi pare che tutti si stiano concentrando sul Papa e pure sulla prima serata di Sanremo.

Nel mentre, io che ieri ho dedicato al Papa tutta l’attenzione che gli potevo dedicare e che me ne frego di Sanremo, ho incrociato una notiziola di quelle senza importanza, rispetto a quanto avvenuto la settimana scorsa ai danni della figlia di un politico rea di avere un contratto a tempo indeterminato in una grande casa editrice.

Due nuovi suicidi, provocati, pare,  da precarietà e  disoccupazione. Una donna si è lanciata nel vuoto e un’altra si è impiccata. Avevano rispettivamente 40 e 41 anni.

Giusto ieri dicevo a un’amica, a proposito della figlia del politico e delle raccomandazioni presunte, che mi pare che i riflettori, sui precari e sui disoccupati, finiscano sempre e solo quando ci sono casi eclatanti o quando si parla di precari in settori illustri. Dei precari e dei disoccupati di altri settori meno specializzati si parla davvero poco.

Ecco, visto il silenzio sul duplice suicidio che è passato sulle bacheche dei social network che frequento abitualmente, pare che solo il secondo caso mantenga una qualche rilevanza come notizia da divulgare e per cui indignarsi.

In fondo che cosa sono due donne che si suicidano (forse) per mancanza di lavoro  o precarietà, di fronte a un vecchio di 86 anni che si dimette dal soglio pontificio o in confronto alla prima serata di Sanremo?

Giorno 133

Sembra persino un po’ blasfemo, parlare della mia disoccupazione che continua imperterrita, oggi che il Papa ha rassegnato le dimissioni. A parte le battute sul posto di lavoro che si sarebbe liberato in Vaticano e le amiche che vorrebbero mandare un curriculum (peccato che una papessa non sia usanza, ancora) e quelle di chi si preoccupa perché non gli pagheranno la disoccupazione, essendo lui dimissionario. Va da sé che uno che si dimette a 86 anni ha raggiunto l’età pensionabile, e può pure dire sticazzi la disoccupazione.

Ma tant’è. Nonostante qui si sia fatta di nuovo la Storia, e chiunque lo neghi è completamente stordito, la vita va avanti. E gli annunci di lavoro per posti meno qualificati di quello del Pontefice sono sempre quello che sono.

A volte hanno giusto rilevanza per scriverci un bel post per gli Annunci Possibili, tanto fanno venire il latte alle ginocchia.

In compenso, sabato ho scoperto un tizio che andava in giro a prendere i PDF dei romanzi scaricati gratuitamente e lo metteva sul suo sito senza chiedere autorizzazioni agli autori.

Ne parleremo con calma, altrove, ma la cosa importante è che il mio sia stato rimosso. Con tante scuse. Non ho nemmeno dovuto minacciare fulmini e saette, segno che forse il tizio in questione sapesse in anticipo che stava pestando una merda grande come una casa.

In compenso ieri mi è arrivato l’editing del primo paragrafo delle rondini, e tocca farci la bocca e lavorarci sopra. Per ora mi sto acclimatando. Poi ci lavorerò sopra. Devo convincermi a provare a fare alcune correzioni.

Non è semplice. Per niente.

Quindi. Per ora è tutto. Comincia una nuova settimana, siamo senza Papa e senza lavoro e oggi ha piovuto tutto il giorno.

Però poteva andare peggio. Poteva nevicare.

State bene e mettete i  moon boot.

(scusate. Dimenticavo le cose importanti. Ieri sera abbiamo consegnato l’ennesima Pu-Pazza di compleanno:

2013-01-25 12.10.46

L’abbiamo fotografata con un po’ di sole negli occhi, ma si sa che il sole bacia i belli. Ce n’è un’altra in attesa, ma è una sorpresa e la mostreremo a consegna effettuata)